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La Mia Ricchezza È Non Possedere

La Mia Ricchezza È Non Possedere

Maestro come si può vivere senza possedere nulla?

«In un mondo che ha perso di vista lo scorrere leggero della vita, dove le persone non si affidano più alla madre esistenza, può sembrare difficile vivere anche nella ricchezza, figuriamoci nella rinuncia al possesso. La lotta per possedere ha annebbiato la vista degli uomini, li ha appesantiti di un fardello al quale si attaccano disperatamente, un fardello che non permette loro di assaporare i veri piaceri della vita. Ricorda figliolo vivi in questo mondo godendo dei suoi doni, ma come se nulla fosse tuo, come se tutto fosse preso in prestito. Affidati all’esistenza ella ti dà e ti toglie, e sii grato in ogni caso, perché anche quando ti toglie, ti sta aiutando.
Ti racconto una storia: durante un viaggio in barca un uomo fu sorpreso dalla nebbia, non si vedeva ad un palmo dal naso, ad un tratto lo scafo urtò una secca e cominciò ad imbarcare acqua. Egli non si perse d’animo, sapeva che in quei paraggi doveva esserci un’isola, scese in cambusa e prese quante più vettovaglie poteva, ci sarebbero voluti giorni, forse mesi prima che lo avrebbero recuperato. Si gettò in mare fiducioso che le correnti lo trasportassero verso l’isola, ma con il fardello che si era caricato stentava a galleggiare, dovette sforzarsi parecchio per non affogare. Pensò devo resistere, c’è la farò sono forte e motivato a vivere, non voglio soffrire la fame quando arriverò sull’isola. Più di una volta la stanchezza stava per sopraffarlo, ma egli sempre si riprendeva e con grande sforzo e fatica continuava a galleggiare. Dopo un giorno intero finalmente toccò terra, stremato dalla immane sfacchinata dormì per molte ore avvinghiato alla sacca delle vettovaglie così indispensabili per la sua sopravvivenza. Si svegliò in un letto caldo di un albergo di lusso, il bagnino della spiaggia, che lo aveva trovato nel suo giro di ricognizione serale, chiamò il direttore che lo sistemò in una delle stanze riservate agli ospiti dove il medico della struttura si accertò del suo stato di salute. Fu nutrito e curato fino a quando non vennero i suoi famigliari a recuperarlo.
Allo stesso modo l’umanità si sta comportando come quel naufrago, per paura di non farcela, si ammazza di lavoro per accumulare e avere una certa sicurezza. Peccato che per fare ciò si è appesantita di nevrosi, paranoie e depressione che le rendono la vita difficile e densa di paure ed infelicità. La vera ricchezza è il non attaccamento, è la consapevolezza del vivere e godere il proprio tempo senza compromessi, senza essere schiavi e succubi del desiderio indotto dalla società»

Tratto dal sequel di Dialogando con il Maestro

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